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Basi per protesi capillari: differenze tra lace, pellicola e sistemi ibridi

Quando si parla di basi per protesi capillari, si entra nel cuore del sistema stesso: è la parte che sostiene i capelli e li fa sembrare tuoi. Da questo sottile strato dipendono il comfort quotidiano, l’aspetto naturale dell’attaccatura e persino quanto spesso dovrai dedicarti alla manutenzione.
Le basi più comuni sono tre: lace, pellicola e sistemi ibridi. Ognuna ha una sua personalità — c’è chi punta tutto sulla naturalezza, chi sulla durata e chi preferisce un compromesso tra le due. Vediamo in questa semplice guida, grazie ai consigli di Hair Again, esperti di patch cutaneo, quali sono le caratteristiche che le differenziano e come capire quale fa al caso tuo.

Il ruolo della base: molto più di un semplice supporto

La base è la “pelle artificiale” su cui vengono fissati i capelli della protesi. Può essere fatta di tulle, poliuretano (PU), silicone o altri materiali sintetici.
Il suo compito è duplice: assicurare che i capelli restino stabili e che il cuoio capelluto respiri il più possibile. Per chi la indossa ogni giorno, questa differenza si sente: un materiale traspirante riduce il calore e la sudorazione, uno più compatto semplifica la pulizia e prolunga la vita del sistema.

Non esiste però un materiale “migliore in assoluto”: ogni scelta funziona solo se si adatta al proprio stile di vita, al clima in cui si vive e alle proprie priorità estetiche.

Lace: naturalezza e leggerezza

Chi cerca la massima naturalezza tende a scegliere il lace, un tessuto sottile e microforato simile a un tulle. È leggerissimo, lascia passare l’aria e si fonde quasi con la pelle, rendendo l’attaccatura frontale estremamente credibile.
Ne esistono due varianti principali: lo Swiss lace, più fine e invisibile ma anche più fragile, e il French lace, un po’ più spesso, più resistente ma comunque discreto una volta indossato.

È la base preferita da chi vuole un effetto estetico impeccabile anche con i capelli raccolti o con il front scoperto. Tuttavia, proprio la sua delicatezza richiede attenzione: la pulizia deve essere fatta con gesti leggeri, gli adesivi vanno rimossi con cura e la durata, in media, si aggira tra uno e quattro mesi.
Chi suda molto o vive in zone calde spesso la trova più confortevole, proprio per la sua traspirazione superiore. Il rovescio della medaglia è che serve più manutenzione e un po’ di manualità: è un materiale bello ma delicato, come un tessuto di alta sartoria.

Pellicola: stabilità e praticità

All’estremo opposto troviamo la pellicola, chiamata anche skin o PU base. È fatta di poliuretano, un materiale liscio e compatto che imita la pelle umana.
È meno traspirante del lace, ma ha due grandi vantaggi: resistenza e semplicità di gestione. Gli adesivi si applicano e si rimuovono facilmente, la pulizia è rapida e la struttura non rischia di sfilacciarsi.

Gli spessori cambiano molto il risultato. Una pellicola ultrasottile (circa 0,03 mm) offre un effetto naturale e trasparente, ma dura poche settimane. Aumentando lo spessore (0,06–0,10 mm), la durata cresce fino a diversi mesi, a scapito di una naturalezza leggermente inferiore, specie sulla linea frontale.
Con tecniche come la V-loop, però, anche una base in PU può risultare sorprendentemente realistica.

Chi la sceglie di solito cerca stabilità e praticità: chi fa sport, vive in ambienti umidi o ha poco tempo per la manutenzione apprezza la sua solidità. L’unico limite è la minore traspirazione, che può far percepire più calore sotto la base, specie in estate.

Sistemi ibridi: il punto d’incontro

Fra lace e pellicola esiste una terza via, sempre più popolare: i sistemi ibridi.
In queste protesi, i materiali si combinano strategicamente: ad esempio, un front in lace per la naturalezza visiva e un perimetro in PU per una migliore adesione e una manutenzione più semplice.
Il risultato è un equilibrio interessante: il realismo del lace dove serve e la praticità del PU dove conta.

Gli ibridi tendono anche a durare più a lungo di un full lace, perché le zone più soggette a stress sono rinforzate. In media, un sistema ben costruito può arrivare a sei-nove mesi di uso regolare.
Il rovescio? Una manutenzione un po’ più complessa, perché occorre prendersi cura di due materiali diversi, e un costo leggermente superiore. È la scelta ideale per chi non vuole rinunciare né alla resa estetica né alla facilità d’uso.

Come capire quale base fa per te

La domanda più comune è: “Qual è la base migliore?” — ma la risposta è: dipende da te.
Se vivi in un clima caldo o hai una forte sudorazione, il lace offre leggerezza e comfort. Se vuoi una routine veloce e duratura, la pellicola ti semplificherà la vita. Se cerchi un compromesso tra realismo e praticità, gli ibridi sono il terreno d’incontro perfetto.

Anche la manutenzione conta: il lace va trattato con più delicatezza, mentre la pellicola si pulisce in pochi minuti. E la durata? Indicativamente, una base in lace resiste da uno a quattro mesi, una pellicola più spessa può superare i sei, e un ibrido si colloca nel mezzo.
Ma non dimenticare: sono medie, non regole. L’aderenza, l’uso quotidiano e i prodotti impiegati influenzano molto la resa nel tempo.